Blaterare in un proprio blog è in sé e per sé deprimente; leggere quel che blaterano gli altri nei loro è deprimente; la politica in twitter è lassativa, deprime il colon: gli unici cinguettii che non mi disturbano sono quelli degli usignoli (non è sublime quello dell'usignolo di fiume?); le velleità impudiche di esercizio di sedicente intelligenza celata nei social sono deprimenti, pietose, mortificanti, ma non tanto quanto la piaggeria di quei ruffiani che per non so quali misteriosi fini decidono di nutrire a dismisura la loro presunzione attraverso genuflessioni virtuali patetiche; l'incidentale visione estemporanea di qualsiasi talk.show televisivo mi causa attacchi di nausea violenta particolarmente se tenuti da donne di sinistra con tacchi a spillo, mise firmata e volto surreale di plastica, incarnazioni dell'ossimoro di classe.
La virtualità è perfino più oscena della realtà.