martedì 24 febbraio 2015

Dove saranno i vivi?

Disseziono, con scrupolosa attenzione, il corpo informe e mostruoso dell'angoscia totale in cui sono tumulata: è così esaustivamente umana, così omnicomprensiva e vasta e democratica, che mi par quasi bella. A suo modo è un'opera d'arte finita e perfetta: da qualsiasi parte la guardi pare frutto di onesto talento e fervente immaginazione.
Invece è il frutto, maturo ed inevitabile, solo di una certa capacità di sentire intensamente e di un po' di intelligenza. L'acume delle intuizioni e delle deduzioni, sui fatti della vita e sulla natura umana, è una vera calamità, una condanna a morte senza possibilità di appello.

Qualcuno -forse perfino io-, in altre condizioni, un tempo, ne ha fatto una specie di bandiera, crogiolandosi nella convinzione che ciò bastasse a renderlo migliore, elevato dalla turpe moltitudine, ma poi, se gli accadimenti dell'esistenza e del destino cui l'assurdità lo ha votato, incrudeliscono al punto di togliergli energie e mezzi di sussistenza, se ogni certezza e solidità è perduta, se gli amici sono scomparsi rivelando così l'esatta entità delle loro menzogne passate e la vacuità delle loro parole solo formalmente affettuose, la bandiera diventa feretro di solitudine interiore che avvolge un'anima sfinita.
Chiunque possieda l'ambizione e la fatale attitudine di far aderire il proprio pensiero alle azioni, chiunque non possa che vivere in simile integrità, è votato alla disperazione, perché niente, della realtà in cui dovrà necessariamente immergersi, sarà per lui indolore, o facile, od anche pure solo neutro ed indifferente.

"Avanzo lentamente, defunto, e la mia visione non è più mia, non è più niente: è quella dell'animale umano che ha ereditato senza volere la cultura greca, l'ordine romano, la cultura cristiana e tutte le altre illusioni che formano la civiltà all'interno della quale io percepisco.
Dove saranno i vivi?"
(F. Pessoa, Il libro dell'inquietudine)



 
 
 

5 commenti:

  1. Non fa una piega. Per salvarsi però è necessario scovarla.

    Stefano Cardarelli

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    1. Ciao Stefano.
      Ci sarebbe solo la solidarietà, la compassione amorevole. Ma tra vivi.
      Prima bisogna trovarne almeno uno.
      :-)

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    2. Servirebbe una "kenosis" laica ma è al di fuori della mia portata!

      Stefano

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  2. L'adesione di azione e pensiero è l'enunciato perfetto. Nel saggio o nell'eroe, questi sono consustanziali. Ma, oggi, dove trovare la forza per una simile espressione?

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  3. E' inevitabile, in fondo; è innata: è la forza che trova te. La sconti tutta, ti restringe temporalmente l'esistenza perché, nello sforzo del resistere, ti usura, ma prima di morire, se non altro, sei stato vivo.

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