martedì 6 maggio 2014

Attacco di panico -1-

Blaterare in un proprio blog è in sé e per sé deprimente; leggere quel che blaterano gli altri nei loro è deprimente; la politica in twitter è lassativa, deprime il colon: gli unici cinguettii che non mi disturbano sono quelli degli usignoli (non è sublime quello dell'usignolo di fiume?); le velleità impudiche di esercizio di sedicente intelligenza celata  nei social sono deprimenti, pietose, mortificanti, ma non tanto quanto la piaggeria di quei ruffiani che per non so quali misteriosi fini decidono di nutrire a dismisura la loro presunzione attraverso genuflessioni virtuali patetiche; l'incidentale visione estemporanea di qualsiasi talk.show televisivo mi causa attacchi di nausea violenta particolarmente se tenuti da donne di sinistra con tacchi a spillo, mise firmata  e volto surreale di plastica, incarnazioni dell'ossimoro di classe.
La virtualità è perfino più oscena della realtà.

venerdì 2 maggio 2014

Pazienza.

La pazienza: virtù dei forti. Banale, meravigliosa verità.

Per chi ha fretta di vivere, giacché troppo consapevole del dover morire, pazientare è senza dubbio azione di sovrumana forza.
Sulle prime, essendo bramosa di vita, io scivolo sempre sulla pozzanghera del buonismo: delego i giudizi al cuore, il cuore tende al bene (lo vagheggia, lo vuole), ed il piacere dell'illusione mi impone dì immaginare la bellezza (che invece non c'è) in un altro.
L'esperienza degli infiniti risvegli passati, però, rimane marchiata nella memoria.
E' la memoria che nutre la pazienza e  fomenta la conseguente forza.
 
Così, uno dopo l'altro, la gran parte degli individui che mi parevano amabili hanno modo di esprimere, presto o tardi, la loro vacuità (ché pure il vuoto ha parole) e l'infinita sequenza dei loro turpi caratteri, tutti assembrati sotto il gran cappello della presunzione e dell'egotismo.
 
Me ne compiaccio: sono quasi adulta.