lunedì 9 luglio 2012

Ideale e spleen

E' allucinante rendersi conto di quanto siano spesse le sbarre che delimitano la capacità di ascolto ed intuizione fra gli umani.
C'è qualcosa di più triste dell'essere resi oggetti di livore ed odio da chi prima ci amava, a seguito di una superficiale traduzione delle nostre intenzioni e delle nostre parole?

Chi vede in noi torbido vizio, laddove non c'è, è della sedicente trasparenza della sua stessa anima che dovrebbe dubitare.

Tutto questo spiega e giustifica ogni sventura: le emicranie da disillusione, l'inossidabilità del dubbio, l'isolamento, le guerre, l'uterina universale propensione all'infelicità.

"Stupidità e peccato, errore e lesina
ci assediano la mente, sfibrano i nostri corpi,
e alimentiamo i nostri bei rimorsi
come un povero nutre i propri insetti.

 Son testardi i peccati, deboli i pentimenti;
vendiamo a caro prezzo le nostre confessioni,
e torniamo a pestare allegri il fango
come se un vile pianto ci avesse ripuliti.
[...] "  (Charles Baudelaire)

Forse la nostra è davvero una specie insanabilmente corrotta, dallo spirito guasto e perverso, votata alla capitolazione in una Noia assassina.

Quale felicità l'incontro con un umano capace della stessa limpidezza e coerenza di intenti del mio cane!


6 commenti:

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  2. ciao Sirio o Morena, come preferisci...
    ho commentato qualche volta da te, spesso ho avuto l'impressione di esserti anche notevolmente antipatica, per mio difetto, essendo ostinatamente
    caparbia nel difendere il mio punto di vista. Nonostante tutto, ti ho sempre letto ed ho sempre apprezzato i tuoi soliloqui, che comunque mi hanno sempre sollecitato a riflessioni, non ho più il blog, ma con piacere continuo a leggerti e queste tue parole di oggi "C'è qualcosa di più triste dell'essere resi oggetti di livore ed odio da chi prima ci amava, a seguito di una superficiale traduzione delle nostre intenzioni e delle nostre parole?" escludendo la parola " amore" in senso letterale e volendola sostituire con "stima"...non mi vengono altri sinonimi scusa :), ho sentito fortemente questo domanda con relativa risposta, nella mia esperienza qui in blogger.Grazie per la tua attenzione e ti auguro e mi auguro ti poter sempre trovare qui da te un pò di ossigeno ciao

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    1. Sono io, semmai, a ringraziarti per la tua lettura di questi soliloqui, che, in tal modo, rimangono un po' meno 'soli' ed inutili :-)
      Faccio soltanto una piccola precisazione, prima di entrare nel merito del tuo commento, riguardo al termine 'amore': non lo uso qui in senso stretto e convenzionale ma bensì generico ed esteso, che spazia dalla stima, alla buona propensione verso l'altro, all'affetto non morboso né erotizzato, alla compassione, alla simpatia, all'amicizia.
      Detto questo, S. cara, non nutro alcuna antipatia -men che meno 'notevole', quindi!- nei tuoi confronti. Lo strumento che stiamo usando non può che avvalersi delle parole scritte, le quali, necessariamente, vanno soggette a disparate interpretazioni, soprattutto laddove si addentrano in temi intimistici ed esistenziali: almeno tante quante sono le diverse personalità e la storia pregressa di chi le legge. Non giudico, pertanto, quella che definisci caparbietà in senso negativo. L'aspetto deteriore, semmai, sarebbe rappresentato dall'aggressività, che in te comunque non ravviso. Direi che le punualizzazioni, quando si ha l'impressione che il nostro pensiero sia stato frainteso, siano anzi necessarie, purché non intervengano atteggiamenti spocchiosi di lesa maestà o sintomi di permalosità.
      Il dialogo va accettato ed affrontato nella sua interezza, altrimenti tanto varrebbe non renderlo pubblico o sarebbe più saggio non darvi inizio affatto.
      Deduco da quanto mi scrivi riguardo l'esperienza di blogger che puoi ben comprendere il senso della frase che hai riportato. Che dire: nella comunicazione e nei rapporti umani e dialettici è fisiologico, purtroppo, un grande raccolto di amarezza. Se ti è successo, mi dispiace molto, soprattutto se ha ferito la tua sensibilità. Quanto a me, cara S., ormai ne sono rassegnata. Io, per mio conto, posso palesarti la mia empatia e ringraziarti dell'augurio con il quale chiudi il tuo intervento.
      Un sorriso, fino alla prossima occasione.
      Morena.

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  3. Forse pretendiamo troppo da noi stessi e dagli altri.
    Suona abbastanza banale, ma è verosimile.
    Un cane è un animale gerarchico. Obbedisce e si sottomette volentieri a chi sente più forte. Il suo amore si nutre della forza dell'altro.
    Un essere umano non è così gerarchico negli affetti. La tendenza a prevaricare è innata. Con il desiderio nasce il possesso. Lo sappiamo.
    Il livore nasce dal senso di impotenza. Quando ti accorgi che non puoi "toccare" l'altro, che ti resterà per sempre irraggiungibile. Quando ti accorgi che l'altro non ti "riconosce" non ti vede come tu vedi lui.
    E' comunque una forma di passione. Essere oggetto di livore è segno inequivocabile che si è stati molto desiderati.

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    1. Grazie, Massimo, per queste tue deduzioni: sono molto lucide. Ed è una tua caratteristica che particolarmente apprezzo.

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