venerdì 20 aprile 2012

E quando, di grazia?

"Non mi sposerò mai più, mai più. Basta. E' una maledizione. Una maledizione. Tanto finisce sempre allo stesso modo. Divorzio. Io non faccio che divorziare. Ogni volta. Ogni volta va così: sposo l'eccentrica simbiosi di un'anima e di  un mutuo per comprar casa,  estinguo il secondo a lacrime e sangue, poi divorzio. E l'altra anima si tiene la casa, a causa del mio senso di colpa. Ed io ricomincio: "ritorna alla partenza", come nel gioco dell' oca.. Il matrimonio è il più controverso dei contratti vincolanti che il consorzio umano si sia dato. Non conosco una sola persona sposata e paga, libera da ansie e recriminazioni, nessuna: stan tutti a cercare impossibili corrispondenze tra l' amore e le clausole contrattuali. Erano meno ipocriti gli aristocratici ed i regnanti di un tempo, che, se non altro, sposavano le proprietà ed i  blasoni dell'altro, e l' amore non c' entrava affatto. Ora, invece, questo romanticismo da popolino (ma è di facciata) mi disgusta. E se penso poi che c'è chi al matrimonio vi aspira, come ad una massima conquista di civiltà e diritti, come un 'riconoscimento'...: ma se ne rendono conto, vero, gli omosessuali nelle loro battaglie? Almeno si dicesse che è qualcosa di più durevole e materiale dell' amore che si vuol fare riconoscere. Ma per favore..."

"Io lo so che cosa dovrei fare se ti amassi e se possedessi i mezzi."

"Davvero? Sarebbe sorprendente se tu lo sapessi. Perdonami, ma dubito."

"Sì, invece. Comprerei un abbaino. Tutto e soltanto per te. Un abbaino dove far riposare i tuoi sogni, in cui lasciar fluire placida la tua malinconia, arredato in stile coloniale. Una poltrona per il gatto, una poltrona per la tua bibina, una poltrona per te, un divanetto piccino per gli ospiti. Tutto il resto, calibrato sulle esigenze di una sola persona -tu-, a scanso di equivoci e di insane tentazioni all'ulteriore assembramento, all'accozzagliamento di tic, nevrosi, pretese, aspettative, tavolette del water closet sempre alzate, promiscuità d'asciugamani, orribili gazzette dello sport ovunque, ignobile destino di spignattamenti sempre a tuo carico, e via così."

"Ma sentilo! E quando, di grazia, vivremmo l' amore?"

"In vacanza, si capisce. Soltanto in vacanza. Amore senza stress. Amore che viva soltanto di Bellezza."

"Sei geniale: in tal modo lo renderesti perfino eterno. Non sarai proprio l'amore, ma sei un amico. Almeno nell'improbabile condizione dei 'se'..."


3 commenti:

  1. La prospettiva che si delinea nel finale ricorda più l'alba di una trombamicizia che il romantico tramonto in una cartolina estiva.
    Del matrimonio penso si dovrebbero distinguere due aspetti.
    Quello sentimentale: a mio parere una forzatura contro natura. Mi pare che tra le specie animali la monogamia contratta fino a che morte non ci separi sia più l'eccezione che la regola. Anche l'uomo vivrebbe meglio ogni esperienza sentimentale se non avesse imposto l'obbligo morale agli occhi degli altri e dell'Alto di dover siglare un patto eterno. Ogni primo bacio penso durerebbe molto di più come esperienza, se non comportasse la costrizione di dover stare assieme perché troppe persone ci hanno visto scambiare gli anelli di reciproca alleanza. È una forzatura la monogomia della nostra specie una volta contratto matrimonio (a meno che non si dia per accettabile la poligamia a segretezza fissa o variabile, finché mutuo non ci separi, e quindi sarà un legame come minimo trentennale, ma che tristezza).
    Quello legale: il matrimonio come diritto di offrire garanzie a una persona alla quale si vuole particolarmente bene, come contratto di proprietà e società, su questo forse bisognerebbe concentrarsi di più, per mondarlo dagli squilibri a svantaggio di uno dei contraenti. Forse a questo dovrebbero tendere tutti i tipi di coppie che si promettono quell'amore che è eterno finché dura.
    Adeguando la flessibilità del contratto alla flessibilità del sentimento.
    Dire "Ti amo", in fondo, è un contratto d'assunzione e farsi carico dell'altro reciprocamente in piena regola.
    "Non osi l'uomo separare ciò che dio unisce" e altre formule ridanciane, francamente, le lascerei a Zelig e agli sciamani della monogamia come regola di relazione sentimentale: evidentemente non trombano.
    E per parlar d'amore occorre anche trombare.

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    1. L'elemento contrattuale è comunque un vizio, prima o poi, nell' amore. Il fatto è che la famiglia ufficiale e legale non è che la base stessa della concezione capitalistica della vita.
      Hai travisato il finale, però. I due sono soltanto amici, senza la minima attrazione fisica reciproca, e il dialogo è semiserio e, comunque, ipotetico.
      In realtà, c'è una grossa contraddizione, un bisticcio di valori.
      Perché mai l'amico ha bisogno di utopizzarsi non soltanto facoltoso, ma anche innamorato di lei? Amico e ricco potrebbero ampiamente bastare per offrirle l'abbaino. Invece no: nel loro gioco dialettico lui dice "Se ti amassi", confermando implicitamente l'inscindibile legame tra amore e cose, tra amore e possesso: davvero una forma solo terrestre d'amore.
      E nella battuta finale, lei è sarcastica.
      D'accordo su tutto quanto dici, con finale perfetto.

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    2. Il sentimento amoroso codificato in elemento costituente (non necessariamente mantenente) la cellula sociale di un tessuto che necessita di stabilità per esprimere al meglio la propria finalità produttiva.
      Non avevo apprezzato come merita il concetto racchiuso nella prima frase, che ora mi hai dischiuso. Ma non può essere che l'amico si spinga oltre nel suo ragionamento, ipotizzando che se per lei provasse amore, saprebbe amarla di un amore a palmo aperto, lasciandole i suoi spazi, risolvendo così a suo modo il dilemma dell'uccellino dell'Habanera?
      Una soluzione forse non d'eccesso terrestre, ma troppo astrale. Leggendo ciò che prefigura, passerebbe dal tenerla serrata nel pugno allo scrollarsela di dosso. Davvero un cascar di sella dall'altra parte, davvero esilarante, geniale oserei dire!
      Manca soltanto una cartolina col cuoricino per rendere perfetto questo istante d'amichevoli sensi.

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