martedì 28 febbraio 2012

Lagne d' ignavi

Mai letto tanta auto-coscienza del blogger come in questo periodo.
La storia si ripete, tutto ritorna.
Capaci di  evoluzione e progresso, ma fino ad un certo punto, perché poi ci prende la nostalgia per qualche immaginario Eden perduto.
Un po' miserabili, le nostre lagne.
Lagne d' ignavi.
Come sarebbe bello se ci parlassimo con le stesse parole e gli stessi silenzi che usiamo qui. Se fossimo capaci di quell' affetto di cui ci crediamo capaci.
Com' era bello il mondo agreste.
Come vorremmo perderci in una foresta di Tolkien.
Com' era dolce la sera quando pensavamo d' amare.
Quant' è patetico il nostro sentire romantico, quant' è patetico Goethe. E l' umanità tutta.
E quel che ti sa fare la gente da niente, dall' anima volgare, quella che ti sogna tra i tasti, ma vorrebbe far di te un breve e lauto pasto, da dimenticare in fretta...

10 commenti:

  1. mi sono ricordato di quando Don Chisciotte parla dell'età dell'oro; le pastorelle stavano in cerchio a raccontare; e la stessa età dell'oro di cui parla Ovidio nelle Metamorfosi; oggi in questa eterna età del ferro continuiamo a sbranarci ed è subentrata una sorta di dimenticanza ...

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  2. "Come sarebbe bello se ci parlassimo con le stesse parole e gli stessi silenzi che usiamo qui. Se fossimo capaci di quell' affetto di cui ci crediamo capaci."

    Penso che il filtro della modalità comunicativa via internet (nello specifico: via blog) trattenga alcuni residui di vita reale, lasciandoli fuori.
    Non soltanto zavorre come la timidezza, lo scarto realizzativo tra il dire e il fare; ma anche un prodotto di scarto fondamentale, ovvero noi stessi per come siamo in versione integrale e non raffinata, "in realtà".
    Secondo me, alla prova dei fatti relazionali, le parole reggerebbero poco tempo. Chi non volesse far finta di non vedere, vedrebbe come "vive" nel quotidiano l'altra persona. E molte situazioni da paradiso perduto, a volte sproloquiate su un blog, si rivelerebbero irrealizzabili semplicemente perché anche il paradiso in terra è possibile. È il nostro comportamento che, spesso, non ha niente di "angelico", nemmeno ammettendo tutti i nostri limiti mondani.
    Menzogna e mediocrità, nelle relazioni mediate nonché mediatiche, possono evitare più facilmente gli occhi degli altri, specchi nei quali riflettersi.

    ps: :( ho già nostalgia del template verde malinconia d'alga lagunare e giallo pagina di pensiero antico.
    Per fortuna anche questa nuova veste è elegante.

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  3. @ Francesco:

    Forse anche peggio dell' oblìo è la cinica indifferenza,al cui esercizio siamo diventati magistrali.
    Patetici, dicevo: siamo capaci di commuoverci -per un breve istante- al racconto pietoso di uno sconosciuto al bar e trascurare -ad esempio- un rapporto affettivo od amicale.
    Ci piace sognare, sì, le età dell' oro antiche, ma guai a pretendere un movimento, un gesto reale, un' iniziativa sostanziale, un passo. Deleghiamo al sogno, alla reminescenza, alla nostalgia, alla virtualità quel che non siamo più avvezzi a fare con il corpo e con il cuore. E questa si dice ignavia.

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  4. @ K.

    Dici bene, ma, se puoi, spiegami questo tuo "...E molte situazioni da paradiso perduto, a volte sproloquiate su un blog, si rivelerebbero irrealizzabili semplicemente perché anche il paradiso in terra è possibile... ": non sono certa di aver bene interpretato ciò che intendi.

    P. S. :
    1- ho sempre considerato la timidezza una specie di virtù.
    2- Se la nostalgia del precedente template è troppo forte ti garantisco che te lo ripristino [piccola prova di amicizia ;-)]

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    1. Scusa, ho scritto una frase avendo in mente cosa volevo esprimere, ma sono stato complicato.
      Spiego: intendo dire (in una metafora che non ha alcun riferimento religioso) che ciò che su un blog pare "perfetto", poi nella realtà scade, non perché a frenarci sia qualche inibizione espressiva, ma un concreto limite, di esperienza e fatti, di ognuno di noi. Sui blog possiamo permetterci di fingere ali che nella realtà alle volte non abbiamo: è la mancanza di ali che ci impedisce di volare, che ci impedisce quell'apertura alare tra il dire (lo scrivere) e il fare (il vivere).

      Non sono certo che ora sia più chiaro il concetto :)

      ps:
      1 - la timidezza per me è una virtù; sia perché tendo a contrapporla, come sfumatura dell'anima, all'arroganza e alla sfrontatezza; sia perché ne sono portatore, quindi mi tocca fare di necessità virtù :D
      Qua l'ho citata perché a volte viene abusata come motivazione tra lo scrivere in un certo modo e il vivere in un altro. La scomodiamo troppo spesso. Io, ad esempio, sono timido anche quando scrivo, e se sono strampalato quando scrivo è perché lo sono pure nella vita.
      2 - Apprezzo tantissimo la prova d'amicizia, ma assolutamente no! Davvero no, non fare cavolate! :D
      Come la malinconia anche la nostalgia ci impasta, e tanto. Quindi lasciamela godere.
      Era soltanto un modo per manifestare simpatia per l'arredo precedente, così come del resto mi piace questa nuova carta da parati in stile broccato argenteo.
      Sono soltanto io che tendo ad affezionarmi e divento restio ai cambiamenti, ma al fatto compiuto mi adatto subitissimo. Ormai ho preso in simpatia questo nuovo look. Che è anch'esso un tuo modo di porti, in questo momento. L'importante è che il buon gusto della padrona di casa continui ad arredare il blog con testi eleganti.
      Guai a te se fai dietrofront. Diamo il tempo alle pareti di impregnarsi dei tuoi pensieri.
      :o)
      Vado a nanna, buonanotte

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  5. Ah, mi sono dimenticato di dire: da bambino, in campagna dove avevamo la casa dei nonni, alle sorgenti del Livenza, giocavo con la roba pelosa di mio zio. Si chiamava Cita, era penso una bastardina, ma a volerla trovare col pedigree non si sarebbe potuto trovare niente di più bello. Era tutta bionda, come un leoncino, piccina, col nasino e l'espressione tali quali la tua pelosità elettiva. Dal giorno che arrivavo a quello che me ne andavo, eravamo inseparabili, sempre alla scoperta di nuove avventure e tracce e odori in ogni passeggiata nel bosco.
    Prima o poi farò un post per narrare la più bella prova d'intelligenza canina che ho avuto in vita mia, un giorno che vide protagonisti me piccino, Cita e una certa Lola... ;)

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  6. @ Kisciotte:

    Sì, il concetto è chiaro. Epperò chi scrive (dice)certe particolari e determinatecose non può, neppure volendolo, essere totalmente in conflitto nei fatti del suo agire e delle sue scelte: magari pure atrofizzate, perché troppo a lungo inutilizzate per chissà quali e quante ragioni, il suo paiio di ali potenzialmente pronte all' uso le ha. Per costoro potrebbe anche darsi che le scelte di vita subiscano una sospensione, attraverso il non-scegliere affatto (ad esempio) ma difficilmente esse saranno nettamente in contraddizione con il loro pensiero.
    Difficile è lo svelare la buonafede altrui ed ancor più la propria.
    La timidezza è l' eccesso di scrupolo verso i nostri stessi limiti. In un certo senso il timido ha troppo rispetto per l' altro, che interpreta sempre secondo i suoi personali dettami etici -che sono nobili-, dimenticando quanto sia superiore invece l'oggettiva abiezione umana.
    Il timido ha un grande senso di 'estetica spirituale' ma finisce quasi sempre a regalare perle ai porci a causa di una sua patologica disistima. Perciò lo amo.

    ... come amo le animucce pelose, con cui ho scelto pure di lavorare, da pochi mesi, studiando ed imparando un nuovo mestiere, totalmente distante dalla mia storia e formazione precedenti.
    Spero di leggere presto di Cita...

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    1. Ho colto il senso delle ali rattrappite da esercitare al volo.
      Forse ti ho portata fuori strada, perché mi sono lasciato influenzare, nell'interpretare la frase che ho riportato tra virgolettato, dalla riga precedente, sulla lagnanza noiosa.
      Nel mio commento pensavo non tanto a potenziali sentimenti, idee, o valori che una persona esprime, magari su un blog, e poi non è detto che riesca a dispiegarle tra la gente, per tanti motivi. Resta il fatto, come dici tu, che chi narra dell'idea del drago deve pur possederlo dentro di sé, in un angolo nascosto, un ovetto di drago, che si schiuda o meno.

      No, io mi sono fissato, nel commentare, a quella particolare tipologia di post "socio-politici", caratterizzati da dichiarazioni d'intenti, a volte moralizzanti o migliorativi la società, più che riferiti alla sfera delle emotività personali.
      Per intenderci, faccio un esempio: io potrei apparire un cavaliere (non scrivo del drago, perché il ronzino oltre ad adorare le stropicciate al muso è pure geloso peggio di un purosangue arabo) con un post nel quale denuncio le baronie universitarie (ieri sera servizio su La7), piuttosto che il clientelismo o il poltrire sul posto di lavoro.
      Poi però capita di conoscermi dal vivo e forse scopri che sono portatore (mal)sano di molte delle cose che rinfaccio all'Altro generico, intesi come "gli italiani" o "la società".
      Insomma, chi predica bene razzolando male, non c'è timidezza o altro dietro la quale celare un difetto nella vita reale.
      Ecco, in questo caso, l'uovo è soltanto guscio, e a contatto con l'aria della vita reale si affloscia, si breccia, si fa polvere, e dentro non c'è un draghet... (ehm, non c'è un bel ronzipegaso). Ci sono soltanto la finzione e l'avvilimento di chi fa il brillante alla tastiera e l'opaco nella vita. Magari pure io ;)
      A questi tipi di esternazioni mi riferivo, per le quali non si pone il problema di una sospensione di scelta, ma una rinuncia di scelta oppure una scelta fin troppo chiara, anzi consapevole, ma che è meglio non risulti chiara agli altri. Che a scriverne magari non conviene alla propria... immagine.

      Io, tornando alla timidezza, sono tante le volte che mi preoccupo di essere troppo severo verso gli altri e altrettante le volte che mi stupisco tra il divertito e lo sconsolato di scoprirmi sempre ad aver sottovalutato la bruttura, e la sua capillare insinuazione (hai proprio ragione riguardo al gettar perle, ma tanto continuerò a farlo).
      Tendo sì a sottovalutarmi che è anche disistimarmi, per motivi radicati, e riguardo lo scrupolo, il mio è alimentato dal timore di "disturbare", di "invadere" l'emotività altrui.
      Ad esempio, so bene che a te sta bene, ma anche ora, una vocina timida, mi sussurra che "forse sei troppo lungo in questo commento, forse la molesti nei suoi pensieri e tempi"; insomma i timidi anche troppo scrupolosi sono, al limite del fare spazientire :D
      Per me timidezza è esercizio "obbligato" di delicatezza e rispetto, indipendentemente dall'esser ricambiato con lo stesso tatto.
      Non siamo tutti timidi. Per fortuna, aggiungo.
      Sono belle le righe che hai scritto sulla timidezza.
      Ciao, a giorni ti preparo Cita ;)

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    2. Concedimi una divagazione, uno sviluppo un po' personale del discorso.
      Vedi, Kisciotte, a me non è mai riuscito il frammentare gli ambiti di applicazione di un pensiero o di un principio e neppure concepire che in un individuo possano convivere due distinte etiche applicabili ora alla sfera privata, ora a quella pubblica e men che meno politica.
      Certo, conosco e patisco le umane debolezze e fragilità; so che l' integrità e la coerenza totale sono appannaggio di improbabili creature ultra-umane, ma esistono -a me pare- pochi ma fermi obblighi, validi sempre e comunque, che rendono sensati (se non altro) comunicazione e rapporti umani. Il primo è essere vera.

      Riguardo al tuo scrupolo, io te lo ripeto: non solo mi sta bene, ma mi piace. E ti ringrazio.
      A presto.

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    3. Ciao Morena
      Ciò che dici è ciò che penso pure io, e che preciso a ogni occasione a tutte quelle persone che sento, dal vivo, fare discordi del tipo “Qua (magari sul lavoro) mi comporto così, ma fuori faccio diversamente” (e non parlo di ovvi livelli di confidenza relazionale, ma proprio di fondamentali pilastri comportamentali… come se io producessi filmini porno e poi nella vita “privata” lanciassi invettive contro la pornografia); oppure a chi predica e fa la morale al comportamento generale, ma si risente se gli fai notare che lui sarebbe il primo destinatario delle sue stesse invettive, se solo avesse la coscienza di essere meno presbite…
      Su questa necessità di essere integri e sinceri (che non significa necessariamente essere etici) siamo d’accordo.
      Penso anche che ognuno dovrebbe avere il proprio comportamento come metro di misura dei discorsi che può permettersi di fare, tanto più agli altri. Autocensurando magari esternazioni che gli sono estranee nel vissuto proprio.
      Resta il fatto che, secondo me, se c’è discrepanza a volte tra la qualità delle relazioni digitali e quella delle relazioni reali, è perché probabilmente a chi nella vita predica “bene” ma razzola male, pure alla tastiera viene molto facile digitare “benissimo”.
      Gente che si lagna della ignavia (ovviamente altrui) se ne troverà sempre.
      A carrettate.

      A presto ;)

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