martedì 17 gennaio 2012

Gente orrenda

“OPERAIO METALMECCANICO SENZA LAVORO, ITALIANO IN OTTIMA SALUTE (A PARTE UN PO' DI ABBATTIMENTO MORALE) OFFRE UN RENE A CHI MI DA UN LAVORO.
PRIMO CONTATTO VIA E-MAIL”.
Questo è, riportato letteralmente, un annuncio inserito in uno dei tanti portali di ricerca ed offerta di lavoro. In questo caso, me ne ha informato una persona che li frequenta -naturalmente per necessità- , aggiungendo che proveniva  dalla provincia di Padova.

Non so se quel messaggio sia provocatoriamente sarcastico od  autentico, ma se lo fosse, al punto in cui siamo, non mi fa neppure più inorridire.
L' indignazione, l' attitudine a percepire quanto sia nefando uno scandalo, tra 'gli ultimi' è già superata.
Così come esistono piccoli imprenditori che si impiccano a causa del fallimento imminente ed inesorabile della loro azienda, ci sta pure che qualcuno si venda un rene, com’ era (e non so se ancora sia) pratica comune in tante altre realtà che pensavamo da noi lontane anni luce, anche se geograficamente non così distanti. Ricordo un servizio giornalistico televisivo in cui un sovietico raccontava di averlo fatto per sfamare la sua famiglia. Sto pensando seriamente su quale organo  sufficientemente allettante per il mercato potrei contare io se la mia minuscola attività artigiana neonata e per ora improduttiva di reddito dovesse fallire.
Siamo ad una svolta decisiva dell’ umanità, - io non ho dubbi-, creata da un sistema che sta ingoiando sé stesso.
Ma la vera, straziante, agghiacciante tragedia sta nelle reazioni, nella nuova incapacità a versare lacrime, in questo fenomeno di indurimento ed ispessimento di corazza.
Perché, oggettivamente, di questo tizio non gliene fregherebbe assolutamente niente a nessuno.
E’ diventato normale che sia così.  Il potere ha le sue inossidabili e gelide regole ed i suoi moderni altari sacrificali.
Prima che suoi schiavi -a prescindere dal ruolo più o meno gregario che rivestiamo nel suo teatro-,  ci ha abilmente resi individualisti, insensibili, ferini,  spregevoli ed indifferenti.
Una forma spuria di ributtante anarchia di comodo e  di anestetizzazione.
Non c’ è nulla che ci scuota se non ci attiene direttamente, nulla.  NULLA.
Questo, è questo, l' orrore massimo.

Per ciascuno di noi è esemplare e significativa soltanto la specifica e personale realtà.
La gente scavalca indifferente il cadavere dell’ ammazzato di camorra sul marciapiede della città, si schifa se il barbone si ripara dal freddo nelle gallerie degli acquisti metropolitani perché lo trova esteticamente deturpante ed osceno.
All' ex coniuge, che ti "amava da morire" - in particolar modo nel talamo, 'sto stronzo-,  non importa niente se la sua stessa stizzita ed arbitraria   interruzione del magro assegno di mantenimento che ti permetteva di sopravvivere a malapena, in forza della sua induzione -completamente e clamorosamente sbagliata- su tuoi redditi invece inesistenti, ti inabissa nella povertà, forse ti ucciderà: lui vuole riprendersi la sua vita annullandone semplicemente i precedenti, sia nella memoria, sia nei fatti pratici.
Come pure agli 'amici', quello stuolo di parolai inconsistenti ed incoerenti, cui magari tu -imbecille-, hai tributato autentica dolcezza e sincerità. E ti sta bene, agnello ingenuo tra i lupi che altro non sei.

La filantropia è stata clamorosamente sconfessata dalla Storia, dalla Vita, dalle Religioni, dalla Politica.
 
L' Uomo è uno schifo, od è cialtrone.
Rimane a consolare, ma sempre più flebilmente, un' ombra, una reminescenza filosofica, poetica, obsoleta, ridicola.
Come me.

2 commenti:

  1. Oh Morena, tu devi fare la parte di quella speranzosa nell'umana natura. Sono io quello dell'opportunismo socialmente conveniente.
    Se fai così e t'adombri, poi mi tocca correre sul lato chiaro della luna. Se ti metti a fare Yin, io devo fare Yang.
    Non c'è da farne un dramma, è nella natura nostra - che non ha nulla di crudele e ingiusto, ma soltanto ius di natura - percepire pienamente e fattivamente soltanto le sensazioni che gravitano nel nostro raggio emotivo.
    E se ci pensi è un bene che sia così. Per noi è garanzia di sopravvivenza, altrimenti saremmo schiacciati dal pathos panteistico. Non siamo divinità, ci schiantano frasi come "Io muoio per redimere i peccati del mondo". Non è umanamente fattibile.
    Invece, proprio il nostro limitato, piccolo agire, ci toglie ogni alibi, ogni scusante per poterci lamentare che i problemi sono troppo grossi e irrisolvibili.
    È invece motivo di responsabilità (quel tuo timore che alla fine... dopo tante parole, cosa cambia difatto?!) perché a misura d'uomo, a misura di ognuno di noi, possiamo agire, tu col tuo barista, io con la portinaia filippina di dove lavoro, che ho aiutato a indirizzare la figlia negli uffici comunali per cercare lavoro.
    Ognuno tessendo la propria piccola ragnatela, possiamo in un lampo ricoprire tutto il pianeta, ma solo con ragnatele locali, e non estranee e ostili "reti" mondiali. La globalità è solo ideologia. Tu e io viviamo ognuno in un preciso qui e ora.
    Dai, non cedere allo sconforto, te lo compro io magari un cesto di vimini intrecciato a mano.
    :o)
    (buffetto alla guancia)

    E non perdere fiducia nei filosofi d'un tempo. Loro erano così concreti che nemmeno immaginiamo, parlavano con i piedi sulla pietra, contraevano i polpacci camminando nell'agorà, si rivolgevano ad astanti in carne e ossa. Siamo stati noi a renderli "puro pensiero". Loro erano azione ponderata.
    Non è colpa loro se noi li abbiamo dilatati ed estraniati nel tempo, sradicati dal loro hic et nunc, incapaci, noi, di essere filosofi alla nostra stessa esistenza, alla nostra epoca.
    Dai, non intristirti troppo, senno devo farti il solletico o raccontarti barzellette.

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  2. @ Kisciotte

    So che sai che l' indole non si cambia, perciò non temere, caro Kisciotte: se avessi smesso di amare l' uomo non mi curerei neppure di ingiuriarlo oppure anche, senza alcun paradosso, d' odiarlo quando si fa indegno.
    Ma talvolta cedo, barcollo, mi ritrovo ginocchio a terra. Umana fatale fragilità, o comprensibile limite? Poi, uno sforzo più concentrato, e mi rialzo.
    Abbassamento ed elevazione, ma il baricentro è fermo, in quest' altalena talvolta vertiginosa.
    Sono un tantino idealista, è vero, lo confesso, e sta cosa spesso confligge in modo doloroso con la porzione di me iper razionale: fa male. Poi, come sai, ogni tanto ci si mette pure la casualità, l' assurdità, il paradosso...

    E poi c' è la fortuna di conoscenze generose ed inaspettate: quelle con sensibilità speciali. Di cui ti ringrazio.

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