martedì 31 gennaio 2012

Amori da morire -6-

Lei era integralista, profondissimamente e suo malgrado, nel pozzo suo segreto dei desideri, nell' abissale tana della  sua anima.
Lo era negli effetti personali ed esclusivamente per quel che la riguardava ed atteneva.
Edi suoi più personali effetti erano il pensiero, i giudizi, i suoi insindacabili -un po' eccentrici- gusti ed i sentimenti.
sentimenti: quel che il dizionario definisce come un fenomeno dell' affettività valevole  un po' di più dell' emozione ed un po' meno della passione.
Lei ne aveva di forti e complessi, a cominciare dal suo senso dell' umanità e dalla sua pietà e nonostante tante riflessioni ed una forte attitudine razionalizzatrice, si ritrovava poi, puntualmente, a poter scorgere il mondo ed il cuore degli uomini solo attraverso di essi. Senz' ombra di dubbio, era come se lei sapesse da sempre -ma dove provenisse questo sapere lo ignorava- che il sentimento è sempre un po' più acuto della più acuta delle intelligenze.
Era questo di cui allora era assolutamente convinta.
*
Più tardi, quasi senza avvedersene, come un naufrago che ha resistito alla violenza di mille onde ed alla milleunesima, stremato, affoga, fece in modo di sembrare a sé stessa ed agli altri nichilista.
*
Chiunque, fuori, nel mondo, oltre la barriera del suo corpo, poteva essere e fare quel che più gli aggradava senza che lei si sentisse minimamente autorizzata ad esprimersi in merito, tentando, ad esempio, di rendere allettanti sue opinioni o decisioni, fargliele abbracciare, forzare una condivisione non immediata, viscerale, spontanea.
Amava più ciò che da lei differiva  in sfumature arricchenti piuttosto che  ciò che tende alla similitudine totale.
Tuttavia rimane assolutamente fuori discussione che i contrari si respingono, e decisamente, e perfino senza bisogno di ragionarci, ma bensì d' istinto e talvolta violentemente.
Infinite volte se l' era detto ed infinite volte l' aveva dimenticato.
La smemoratezza aveva una causa ben precisa: fame di affinità, ansia di vita, disperato bisogno di uscire da un tunnel di solitudine insostenibile.
Ecco perché aveva sciupato tanto tempo e tante energie con uomini mediocri, spesso a lei inferiori intellettualmente e spiritualmente, ma ricchi di metodo e furbizia: quella sua ansia la rendeva tremendamente vulnerabile e fragile, anche se lei lo sapeva bene, in fondo, e per questo si odiava.

Non sarebbe cambiato mai nulla, fino alla fine del tempo. Sapeva, sapeva bene anche questo. Cionostante doveva amare per forza, oppure, in alternativa, morire.

Così riamò, per niente, quell' uomo già amato e poi disprezzato: ne riamò un' idea d' amore che doveva assolutamente discendere in un corpo, e pure senza indugi, una prospettiva sognata che voleva con tutte le sue forze che fosse vera per arrivare, ovviamente, necessariamente, a disprezzarlo ancora e a lasciarlo, di nuovo, per i suoi persistenti vergognosi tentennamenti, i sensi di colpa di diciott' anni prima ma a causa di un nuovo oggetto, questa volta certificato, la sua altalena di lacrime e disperate fantasie amorose via sms strazianti ed inconcludenti.

Che avrebbe fatto se il veicolo dei suoi contrastanti e pavidi desideri  fosse stata una colomba viaggiatrice? L' avrebbe sfinita di messaggi che non erano un mezzo, ma tutto il solo fine.
Gli uomini da niente hanno sempre sacrificato mille colombe.

The wounded angel (Hugo Simberg)


Quando finì, lei ritrovò il solo uomo che la conosceva intimamente, che amava e vedeva con chiarezza la sua anima, senza temere che la sua stessa impallidisse e svanisse. Suo marito, con quella sua immensa forza, con la sicurezza derivatagli  dalla potenza dei suoi stessi sentimenti, aspettava che il doloroso e necessario percorso di lei gliela restituisse.
Neppure per un attimo cercò mai di strapparle le ali: l' aveva guardata allontanarsi sulla scia di una corrente di sogno, posarsi in ascolto sulla scogliera selvaggia, tra i marosi infuriati, contemplare infine il liquido specchio liscio, e ritrovarsi.

" [..] Eretto nella sua armatura un uomo di pietra, al timone, solcava il nero flutto. Ma l'eroe, calmo, chino sulla sua spada contemplava la scia, sdegnoso d'altro vedere. [...]"
( C. Baudelaire, Don Giovanni all' inferno)

E lei credette di riconoscere, finalmente, l' approdo. Ed invece era soltanto un alito di bonaccia.
Tra loro non c' erano le parole, non c' erano mai state: nessuno di loro avrebbe potuto coniarne di efficaci per accedere al cuore dell' altro. Era un amore di motti e di segni, uno scambio di brividi e di fluidi, perfetto, nel sentire di lui, muto, pragmatico, maschile, in quello di lei.

Prima di scoprire di non avere scampo e rassegnarsi alla pochezza dell' altrui concetto d' amore, imparando a zittire la sua disperata attitudine alla speranza, in quell' ossimoro che rappresentava interamente il suo essere, lei osò ancora, come se possedesse la sacra follia dei profeti e dei visionari che il mondo ha sempre, implacabilmente, mandato a morte, per sedare la sua paura.

(continua, forse)




7 commenti:

  1. La definizione data ai sentimenti nelle prime righe non l'avevo mai soppesata. Mi piace molto, come d'istinto lo sguardo si è spostato in alto a destra sulla frase della Weil e penso sia la perfetta definizione della mancanza di sentimento, che è anche sentire. Come si sente il proprio respiro sulla punta del naso o il battito del cuore nel petto. Se non si sente c'è il vuoto senz'aria, il vuoto assenza di vita.
    (sono andato a vedere chi è la Weil che solo ora ho notato essere l'autrice della bella frase che hai messo lassù e che mi hai nominata l'ultima volta. come ti dissi in passato difetto di una solida erudizione ed è facilissimo citarmi chi non conosco e farmi felice rimarginando una piccola crepa tra tante grosse voragini).

    È bello e secondo me vero il concetto del sentimento come ottima e più penetrante tra le intelligenze: per me quando la ragione esausta passa il testimone, non è la fede a raccoglierlo, ma proprio il sentimento.
    La tua frase mi ha fatto pensare a un concetto letto nel libro di Pessoa, che forse ti ho già riportato altrove, che comunque, nel dubbio, ripeto.
    L'intelligenza del'uomo altro non è che l'approssimativa forma d'istinto con la quale affrontiamo la vita. Questo istinto gli animali lo possiedono e lo esercitano in maniera più spontanea e naturale.
    Forse è proprio l'interferenza della ragione a impedire al nostro sentimento di esprimersi compiutamente, senza il disturbo del "buon senso", che forse tanto buono in fondo non è, se ci avvilisce così l'istinto a essere, più che a pensare di essere.

    Ho i piedi gelati, fa freddo, fuori c'è la neve, quindi mi rintano sotto tre coperte, al calduccio - che anche il rannicchiarsi al calduccio fa molto sentimento e istinto di letargo e tana di tempi ancestrali! :oD

    Grazie e Buonanotte ;)

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  2. "Si è bello" sono belle le definizioni che attribuisci ai sentimenti ,più che belle sono esatte nel loro contenuto ( se non per altro ti sei presa la briga di cercarle nel dizionario).Detto questo , trovo il tuo profilo mentale molto complesso ,noto la tua infelicità d'anima profonda ed incolmabile , direi irraggiungibile,mentre il tuo amore di cuore è aperto al mondo ,ami il genere umano ,ma nello stesso tempo lo odi per la sua pochezza . Ho letto qualcosa dei tuoi post precedenti e mi sono fatto una certa idea di te.Credo tu sia una persona difficile ,nel senso che chi si rapporta a te troverà un cammino assai accidentato ,mi sembra di cogliere l'attimo :tu che cogli le pietre messe in ordine sul selciato ,e le scagli tutt'attorno ,e dietro di te chi si sta affannando nel raccoglierle, nel tentativo improbabile di ricomporre il puzzle.Trovo anche questa una bella definizione un pò fumettistica da immaginare .
    alla prossima

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  3. @ K.

    C' è tutta una corrente di pensiero filosofico sul sentimento. Da Platone, a Hume, a Pascal, a Leibniz, a Rousseau,a Kant...
    Ciò che mi par vero è che sia inscindibile dalla ragione e necessario per vivere interamente ed in consapevolezza, presenti a sé stessi, ma, soprattutto, che io, personalmente, ne sono comandata.

    T' immagino nella tana, sai: tolta l' armatura e nutrito il fedele Ronzinante, il Cavaliere si abbandona finalmente alla tenerezza dei suoi sogni.

    Grazie, sempre, a te. ;-)

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    1. Ehm... il quadretto cavalleresco sarebbe anche delicato e onirico... non fosse che Ronzinante con gli anni si è fatto scorbutico e scaltro. Vuole dormire anche lui al caldo... e ti assicuro che non è facile prendere sonno con un cavallo nel letto!

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  4. @ Anonimo

    Mi prendo sempre la "briga" di documentarmi, ove possibile, ma rimango -senza frustrazioni- una dilettante del pensiero ed un' esploratrice della vita. In un certo senso sento così maggiormente protetta la mia libertà.

    Rapportarsi con me non è difficile: io provo uno spontaneo ed immediato piacere nel coltivare il dialogo e cercare di rinforzare vincoli amicali.
    E sono esigente -ne convengo, se questo intendevi con l' allegoria del selciato-, ma almeno tanto quanto sono disposta a dare.
    Non ospito in me alcun intento distruttivo fine a sé stesso, ma i miei occhi sono ostinatamente aperti. Sull' ignavia, sulla fragilità che si auto-assolve in alibi, non riesco a soprassedere.

    Ti ringrazio molto del tuo intervento, e spero di rileggerti.
    Un sorriso.

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  5. il dialogo a volte e difficile,ma non per mancanza dell'uno o dell'altro ,certo sarebbe bello coltivarlo ,come tu ben dici,ma ha bisogno di tempo ,trovare la sintonia è l'armonia perfetta e difficile,se non quasi impossibile ,specialmente se si viene da due culture diverse.Ma se rispettivamente ognuno saprà guardare dentro l'altro vedrà e capirà.Io ad esempio non sono un grande comunicatore ,mi sforzo di farlo,o cerco altre vie per farlo,e se le parole non mi fuoriescono le prendo a prestito per comunicare.Pensa che sciocchezza, una volta ho trovato in una canzone tutto quello che non avrei saputo esprimere ,ad una persona tanto cara.Forse un'assurdità di comunicazione.
    Alla prossima.

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  6. @ Anonimo

    La sintonia non è impossibile sempre, ma lo è quasi sempre quando le differenze ( d' indole, ma anche culturali) sono troppo profonde.
    E poi, perché voler snaturare l' altro, forzando un gemellaggio spirituale che non c' è?
    Nessuno di noi può modificare la propria potenzialità d' essere con un atto di volontà.
    Certo, la comunicazione non è soltanto parola, ma la parola ha l' incommensurabile pregio di poter descrivere voli e creazioni dell' immaginazione, sensazioni complesse, pensieri azzardati e raminghi, coadiuvando ciò che i soli sensi non sempre sanno esprimere. Insomma, poesia.

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