martedì 15 novembre 2011

Regina del vero

La solitudine, il bisogno di essere presenti nei pensieri di qualcuno, di non soccombere ad un' idea di irrilevanza, di misera valenza, spingono a cercare sollievo e, nel cercare - e solo allora-, ad accorgersi alfine dell' altro.

Il fascino dell' esercitare una qualche misura di potere, su di un proprio simile od un' intera società, è quanto maggiormente ci allontana dalla possibilità di liberarci.
Ma questa è una singolare cura, troppo spesso estemporanea ed effimera, e terribilmente egoistica, per un malanno in realtà inguaribile.
Da qualsiasi prospettiva si cerchi di considerarlo, in genere l' uomo brilla soprattutto di riflessi del suo stesso esasperato Ego, ritenuto mille volte ucciso nella progressione della crescita e del distacco dalla fase infantile, e conseguenti mille altre volte risorto più tonico ed ostinato di prima.

Ciò che stempera la colpa di non essere altro, alla fin fine, che l' eterna replica di un fanciullo incessantemente desiderante è la coreografia della nostra vita. Sono le battute e le rappresentazioni, più o meno felici, che ci capita di produrre di tanto in tanto - chi più chi meno frequentemente-  a riqualificare la nostra pedante, pesante, mortalmente noiosa essenza.

E' pur sensato affermare allora che la nostra stessa immaginazione è quanto più si avvicini alla possibilità di verità: immaginazione, "unica regina del vero", dichiarò Baudelaire.

Nella più profonda aderenza al mio sogno, e soltanto allora, sono inconfutabilmente vera ed il fantasma della felicità può essere afferrato, per un istante posseduto.

*

" [...]
Tuttavia il dio si innamora della mortale e, con l'aiuto di Zefiro, la trasporta al suo palazzo dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua; così per molte notti Eros e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto; Psiche è prigioniera nel castello di Cupido, legata da una passione che le travolge i sensi.

 
Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, che Cupido le aveva detto di evitare, con una spada e una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo amante, nella paura che l'amante tema la luce per la sua natura malvagia e bestiale. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cade dalla lampada e ustiona il suo amante:
« … colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23) » [...] "
(da Wikipedia)

*

Nessun commento:

Posta un commento