lunedì 15 agosto 2011

Ne quid nimis?

Natura e virtù: il centro dell' universo umano, senza le quali esso si perderebbe in una vastità cosmica capace di annullarlo.
Forse è vero che "Il saggio è pieno di gioia, ilare e placido, senza turbamenti, vive come gli dei", ma è altrettanto vero che la moderazione, viatico per la serenità e la saggezza, non è sempre ciò che precisamente vogliamo quando le nostre energie vitali ci solleticano e ci seducono.
In realtà noi approdiamo a quella massima della sapienza greca del tempio di Delfi  'Ne quid nimis' ("Niente di troppo") quando esse iniziano ad illanguidire ed accusano stanchezza, ma fin che in noi arde il fuoco sacro che alimenta la natura stessa, continuiamo a preferire il rischio di un' eventuale sofferenza pur di inseguire una promessa d' amore, una passione, od un trionfo dell' immaginazione.

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La mia serenità sta nell' offrirmi al mio destino, che se nel particolare Dio solo sa dove mi porti, nel generale è il destino di tutti gli uomini: venire trascinati comunque dalla stessa forza che muove l' universo intero, quest' organismo vivo in cui ogni vita, perfino la mia piccola vita di donna metropolitana che digita un post notturno mentre la luna quasi piena sovrasta, interagisce con la vita di tutti e tutto semplicemente essendoci.

Ecco che il limite del 'troppo' si sbriciola, perché quest' esistere è immisurabile e smisurato, e la mia capacità d' amare è enorme, forse pure infinita, purché sappia essere, specularmente, intesa ed accolta dalle anime affini.

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"Chi ha sentito una gioia immensa scoprendo in una radura un piccolo riccio che beve da una pozza d' acqua, con la sua linguetta rosa salmone, oh, meraviglia!"

(Luciana Marinangeli, Vivere sereni)



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