martedì 19 luglio 2011

Circe

...una filosofia che prescinda dalla vita, dalla biografia, per Giordano Bruno non potrà toccare mai la verità... : ho concluso così il post precedente, perché credo profondamente in questa affermazione.

Non sono mai riuscita, infatti, a pensare in buonafede -cioè onesta- una sola asserzione di filosofo, o teologo, o intellettuale, o uomo della strada, o uomo della Rete, che non sia strettamente allacciata alla sua personale esperienza della vita e del mondo ed avvalorata dalle sue precedenti, presenti o conseguenti azioni.
E per amare -genericamente- qualcosa o qualcuno io ho bisogno sia dell' assoluta certezza della sua sincerità, sia della verifica della fondatezza delle sue intenzioni, di cui egli stesso potrebbe essere all' oscuro. Ogni cosa a me diretta, verbo o scritto, pertanto, mi lasciano cautamente circospetta e mi inducono alla sospensione del giudizio, in attesa della riprova che soltanto la realtà vissuta può dare.

Ebbene, la 'riprova' avviene sempre, in un modo o nell' altro, ed estrapola ogni verità.
Che sia la defezione nel momento del bisogno di colui che si dichiarava amico, la degenerazione in noia ed abitudine di ciò che si credeva grande amore, la dimenticanza che lascia affievolire fino alla loro totale dissolvenza momenti vissuti o condivisi creduti assoluti e forse anche potentemente simbolici, il velo di silenzio e di inerzia che vanifica una dichiarazione di stima che pareva sincera, ed infinite altre situazioni, ciò che è certo è che la vita, compiendosi, decreta fugando ogni dubbio.
Che sia anche doloroso non è affatto rilevante.

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Ma è storia antica, pare che l' uomo non possa cambiare: la falsità, o la stoltezza -la natura asinina-, sono le principali caratteristiche umane, da sempre e, da sempre, pochi sapienti hanno cercato di equilibrare invano la decadenza cui una moltitudine rozza e sciocca ha condotto e rappresentato l' umanità.

Dosso Dossi


Analizzando il suo tempo storico Giordano Bruno fa dire alla maga nel Cantus Circaeus , adottando un' analisi in chiave fisiognomica, che gli uomini sono "animi ferini celati sotto scorza umana", e si chiede: "è forse giusto che un' anima bestiale viva nel corpo di un uomo come in una tana oscura ed ingannevole? Dove sono le leggi che governano le cose? Dove il lecito e l' illecito per la natura?"
Ella osserva come tutto sia capovolto: incapaci che comandano, asini che hanno il potere di colpire i meritevoli,  e poi un mondo retto sull'inganno, su imposture e falsità.
(attuale il Nolano, nevvero? n.d.r.)
La natura, dunque, ha confuso in un solo sembiante uomini e bestie, e Circe prega il padre Sole e gli altri dèi di ripristinare un ordine, una verità. "Per i volti menzogneri che distribuiscono inganni, per l' alta potenza dei custodi che sono presidio della natura, vi scongiuro strappando da ciascun individuo di specie bestiali le sembianze umane, fate sì che questi esseri si mostrino nelle loro figure esteriori e veritiere."

A differenza di Alberti e Campanella, che rinviano al momento della morte o del Giudizio Universale la caduta delle maschere degli uomini, Bruno mirava, con la sua opera, a ripristinare ordine e giustizia nel suo tempo, vero obiettivo della sua filosofia.

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Con grande umiltà, io sento che tutta la mia infelicità, l' infelicità che mi deriva dal mondo e dai miei simili, e che segna la mia strana vita, ha a che fare con gli effetti dell' eterno Teatro che è la vita degli uomini, e con le innumerevoli maschere che essi non hanno ancora smesso di indossare, e capisco perché la storia del Nolano mi abbia sempre tanto emotivamente coinvolta e perché l' indignazione per il suo assassinio sia sempre stata così netta ed impetuosa. Anche se ...





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