giovedì 28 aprile 2011

"Mi rivolto, dunque siamo"

"L' unica cosa che si può fare è creare piccole minoranze di rompicoglioni con un progetto in testa"
(Goffredo Fofi)

Meglio morire in piedi o vivere in ginocchio? Naturalmente, nel mondo giusto e perfetto, sarebbe meglio di gran lunga vivere in piedi. Peccato che il mondo perfetto non esista, e che sia necessario contrapporre sempre l' utopia alla realtà.
Lo schiavo di Camus, ad un tratto, decide di dire "no". Qualcosa, in quel preciso punto -magari di gran lunga meno nefanda od oggettivamente meno crudele di infinite altre già sopportate nella sua storia precedente di schiavo-, lo determina alla rivolta e quella sua rivolta non si limiterà al rifiuto del più recente sopruso umiliante impostogli, ma mirerà a rivoluzionare interamente la sua condizione stessa, rispetto alla quale, prima, opponeva sopportazione e pazienza.
La disperazione, la constatazione dell' assurdo, lasciano spesso che sia il silenzio a parlare, consentendo, pur senza intenzione, l' inazione paralizzata,  ma con il primo "no" la coscienza pare risvegliarsi, esplode alla luce, ritrova l' aderenza al valore -la libertà-, alla consacrazione del quale neppure l' estrema caduta  -l' eventualità della morte- può dissuadere.

Entro la società occidentale, però, lo spirito di rivolta è possibile soltanto nei casi in cui ad un' uguaglianza teorica si contrappongano, pur celate, grandi disuguaglianze di fatto.

"La libertà di fatto non s' è accresciuta proporzionalmente alla coscienza che ne ha preso l' uomo. Da questa osservazione si può dedurre soltanto questo: la rivolta è propria all' uomo avvertito, che abbia coscienza dei propri diritti. Ma nulla ci permette di dire che si tratti soltanto dei diritti dell' individuo. Al contrario, [...] sembra proprio che si tratti di una coscienza di sé sempre più estesa che la specie umana consegue nel corso della sua avventura.".

All' inizio del Cristianesimo s' è assistito ad una rivolta metafisica che è stata, però, resa vana, dalla resurrezione di Cristo e la promessa della vita eterna (utopia).

"Se nel mondo religioso non si trova il problema della rivolta, si è che in verità non vi si trova alcuna problematica reale, tutte le risposte essendo date in una volta. La metafisica è sostituita dal mito. Non ci sono più interrogativi, ci sono soltanto risposte ed eterni commenti, che possono allora essere metafisici. Ma prima di entrare nel campo religioso, ed anche per entrarvi, o appena ne esce, ed anche per uscirne, l' uomo è interrogazione e rivolta. L' uomo in rivolta è l' uomo che sta prima o dopo l' universo sacro, e si adopera a rivendicare un ordine umano in cui tutte le risposte siano umane, cioè razionalmente formulate. Da quell' istante, ogni interrogazione, ogni parola è rivolta, mentre nel mondo religioso, ogni parola è rendimento di grazie."

Camus è scrittore e filosofo politico, suo malgrado e, se pur volontariamente orfano di ideologie, crede nella trasformazione radicale del presente ad opera delle minoranze audaci, capaci di staccarsi dal dominio imperante, costituendosi in piccole controsocietà fraterne, solidali e ribelli.

"In quella che è la nostra prova quotidiana, la rivolta svolge la stessa funzione del 'cogito' nell' ordine del pensiero, è la prima evidenza. Ma questa evidenza trae l' individuo dalla sua solitudine. E' un luogo comune che fonda su tutti gli uomini il primo valore. Mi rivolto, dunque siamo."

(virgolettati gli estratti da "L' uomo in rivolta" di Albert Camus)


***

Io penso che Camus, spesso tacciato di immobilismo ed in grande polemica con Sartre, ci abbia trasmesso un pensiero arduo e di grande originalità, da cui trarre spunti continui di riflessione. Il suo disprezzo dell' assolutismo e l' assenza di ricette miracolose per la soluzione della condizione umana, nonché il netto rifiuto di ogni messianismo, aiutano a comprendere che, prima di ogni altra cosa, ogni nostro respiro deve rappresentare atto di rivolta e che ciò ci consente di essere.
E nella pietrosa Itaca, molti di noi potrebbero starci insieme.




4 commenti:

  1. Io però Camus dovrei cominciare a leggerlo, visto che ho perso troppo tempo con altri libri.

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  2. Sai, oltre che per il suo pensiero, che io trovo affascinante e di una semplicità disarmante (preziosa e rara, in un intellettuale), credo anche che la sua scrittura sia esemplare dal punto di vista poetico. E come potrebbe essere altrimenti in un uomo che, ovunque, poteva dirsi "straniero"?

    (P.S.: ciò che volevo dirti nel mio commento, riguardo ad una tristezza di cui, ti assicuro, faccio quotidiana esperienza, era esattamente questo: "Mi rivolto, dunque siamo")

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  3. La mia è una quotidiana rivolta e, se posso prendermi una confidenza, ho bisogno di una persona come te e della tua scrittura e della tua intelligenza per andare avanti.

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  4. Ne sono onorata, e un po' commossa (perdona il sentimentalismo). E ti ringrazio, ché la stima è reciproca.

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