domenica 20 febbraio 2011

Se la proprietà privata è bisogno primario dell' anima, quando diventò ingiusta?



Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907)

Nell' emozionante performance musicale di Giorgio Gaber "Qualcuno era comunista" egli comunica, con limpida intuizione poetica,  questa idealistica visione del mondo: "Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. "
Questa per me è l' originaria, esaustiva,  essenza del comunismo.
Un' affermazione che pare perfino "sentimentale", interiore, spirituale (alla faccia di coloro che riducono l' idea di comunismo al freddo materialismo, il quale, semmai, attiene alla ricerca dei  mezzi che ne dovevano consentire il raggiungimento); un' idea bella.
Ma invece l' uguaglianza è cosa bella e giusta, sì, ma è anche l' insopprimibile elemento di una società che aspiri ad essere felice.
Sottolineo una società, vale a dire un consorzio, un insieme di individui che desiderino e sentano il bisogno di appartenenza e condivisione di Valori, Leggi, Memoria.
Chi non ha nulla, chi teme di perdere il poco che ha, e vede come se la spassano coloro che hanno tutto o perfino troppo, ha perduto il requisito dell' uguaglianza: è l' intera società che ne soffre e ne erediterà negative e certe conseguenze.
Eppure, in sé e per sé, la proprietà privata non è il demone, come ebbe anche ad osservare Simone Weil: si tratta di un bisogno essenziale tutto umano (e non solo, ora che ci penso: molti animali marcano il loro territorio...), che qualcosa, in  un successivo meccanismo economico, ha stravolto originando ingiustizia.
Inutile fingere che non sia così: è, piuttosto, matematico.

"Robinson, 'la spada in pugno', ha fatto di Venerdì il suo schiavo. Ma per riuscire a questo, Robinson ha bisogno di qualche altra cosa oltre la spada. Non è da tutti possedere uno schiavo. Per potersene servire bisogna avere a disposizione due cose: in primo luogo gli strumenti e gli oggetti per il lavoro dello schiavo e in secondo luogo i mezzi necessari per il suo mantenimento. Quindi, prima che la schiavitù diventi possibile bisogna che sia raggiunto un certo livello nella produzione e che sia comparso un certo grado di diseguaglianza nella distribuzione. E perché il lavoro degli schiavi divenga il modo di produzione dominante di tutta una società, occorre un incremento ancora maggiore della produzione, del commercio e dell' accumulazione della ricchezza...
In ogni caso, quindi, presuppone già il possesso di un certo patrimonio superiore alla media. Come è sorto questo patrimonio? E' certo chiaro in ogni caso che è possibile che esso sia frutto di rapina e che quindi poggi sulla violenza, ma ciò non è affatto necessario. Può essere stato ottenuto col lavoro, col furto, col commercio, con la frode.  Anzi, prima che possa essere rubato, in generale è necessario che esso sia stato ottenuto col lavoro.
In generale la proprietà privata non appare affatto nella storia come risultato della rapina e della violenza. Al contrario. Essa sussiste già, se anche limitatamente a certi oggetti, nella comunità primitiva naturale di tutti i popoli civili. Già entro questa comunità essa si sviluppa, dapprima nello scambio con stranieri, assumendo la forma di merce. Quanto più i prodotti della comunità assumono forma di merci, cioè quanto meno vengono prodotti da essa per l' uso personale del produttore e quanto più vengono prodotti per il fine dello scambio, quanto più lo scambio soppianta, anche all' interno della comunità, la primitiva divisione naturale del lavoro, tanto più disuguali divengono le fortune dei singoli membri della comunità, tanto più profondamente viene minato l' antico possesso comune del suolo, tanto più la comunità si spinge verso la sua dissoluzione e la sua trasformazione in un villaggio di contadini parcellari...
Dovunque si costituisce la proprietà privata, questo accade in conseguenza di mutati rapporti di produzione e di scambio, nell' interesse dell' aumento della produzione e dell' incremento del traffico: quindi per cause economiche. La violenza qui non ha assolutamente nessuna parte.
E' pur chiaro che l' istituto della proprietà privata deve già sussistere prima che il predone possa 'appropriarsi' dell' altrui bene; che quindi la violenza può certo modificare lo stato del possesso, ma non produrre la proprietà privata come tale... anche se escludiamo la possibilità di ogni rapina, di ogni atto di violenza, di ogni imbroglio, se ammettiamo che tutta la proprietà privata originariamente poggia sul lavoro proprio del possessore, e che in tutto il processo ulteriore vengano scambiati solo valori eguali con valori eguali, tuttavia, con lo sviluppo progressivo della produzione e dello scambio, arriviamo necessariamente all' attuale modo di produzione capitalistico, alla monopolizzazione dei mezzi di produzione e di sussistenza nelle mani di una sola classe poco numerosa, alla degradazione dell' altra classe, che costituisce l' enorme maggioranza, la classe di proletari pauperizzati, arriviamo al periodico alternarsi di produzione vertiginosa e di crisi commerciale e a tutta l' odierna anarchia della produzione. Tutto il processo viene spiegato da cause puramente economiche senza che neppure una sola volta ci sia stato bisogno della rapina, della violenza, dello Stato, o di qualsiasi interferenza politica."
(F. Engels, Antidühring, 1878)

10 commenti:

  1. ciao Sirio, ti propongo Silvano Agosti, personaggio curioso, molto lucido e libero di pensiero..

    http://www.youtube.com/watch?v=k58vJKHhjsE

    un caro saluto guss

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  2. diventò ingiusta quando volle appropriarsi anche dell'anima delle cose.

    ciao
    c.

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  3. l'ho scritta Morena....sul dharma...
    ciao cara
    ti abbraccio!

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  4. sei un angelo, lo sapevi...?
    Grazie per le cose che mi scrivi.

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  5. Buona notte Morena, spero di sentirti presto, la tua amicizia è così preziosa...
    c.

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  6. "Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. "
    Una bellissima variate di amare il prossimo. Ciao.

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  7. @ Alberto:
    Non solo "felice", hai notato? Dice anche "vivo": è un concetto che mi fa accapponare la pelle, mi commuove. Senza gli altri un uomo non è che una monade infelice. Arricchisce la primigenia idealizzazione del comunismo (giustizia sociale)con l' irrinunciabile elemento dell' Amicizia, che è la più alta forma d' amore possibile.
    Ciao, e grazie. :-)
    Morena

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  8. Purtroppo sono tempi questi... Guarda QUI. Ciao.

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