sabato 29 gennaio 2011

La felicità aborre l' intellettualismo. L' Amicizia ci fa felici. Aristotele. Le Virtù -2-



La felicità è bene comune, collettivo, Platone ed Aristotele insegnano, l' uno nella Repubblica, l' altro nella sua Etica Nicomachea: in quest' ultima, infatti, Aristotele giunge a dimostrare che attraverso l' obbedienza alle leggi si realizza la giustizia, e la giustizia rende felice la società politica.

Giacché, poi, ogni virtù significa in generale eccellenza -e non solo secondo una valutazione morale-, ne deriva che "teoretico" e "pratico" sono, alla fine, i due aspetti dell' unica ragione.
La sommaria distinzione aristotelica per la ragione teoretica si articola nei tre stati abituali della scienza vera e propria (episteme), cioè la capacità di dimostrare partendo dai principi; l' intelligenza (nous), ossia la loro stabile conoscenza; la sapienza (sophia), ovvero la fusione dei precedenti due stati. Ne deriva che la sapienza rappresenta la virtù della ragione teoretica.
Nella ragione pratica gli stati sono l' arte (tekhne), o capacità di produrre oggetti; e la "saggezza" (phronesis), o capacità di decidere le più buone azioni per conseguire il bene (proprio o di chi si ama -genericamente-, sia esso la famiglia o il proprio Stato.
La saggezza, pertanto, rende possibili le altre virtù etiche e , giacché per Aristotele è la propria perfezione il massimo bene, essa costituisce la virtù della ragione pratica.
In questa scala di valori il Filosofo dichiara poi la supremazia della sapienza sulla saggezza, perché

"la saggezza non ha autorità sulla sapienza, né sulla parte migliore, proprio come la medicina non ha autorità sulla salute, infatti non si serve di essa, ma vede come possa generarsi. Quindi dà ordini in vista di essa, non ad essa."

Ecco che la sapienza, essendo la virtù della ragione teoretica, è per Aristotele l' elemento fondamentale della felicità.
Solo il filosofo, dunque, può essere felice? Se così fosse, approderemmo irrimediabilmente all' intellettualismo.
Niente affatto, perché Aristotele reputa elemento indispensabile della felicità anche il piacere ed il piacere rappresenta il completamento di ogni attività umana, che deve anche tendere a trovare l' equilibrio tra i suoi aspetti corporei e quelli intellettuali.

Ecco che sopraggiunge l' Amicizia (philia: qualunque forma di affetto, da quello tra genitori e figli, a quello dei coniugi o degli amanti, da quello degli amici in senso vero e proprio, a quello che unisce i concittadini e -mi piace aggiungere- i connazionali.
L' uomo -precisa Aristotele- deve essere circondato da amici, perché è un animale politico, cioè non autosufficiente: ha bisogno di collaborazione, vicinanza, affetto.

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Guardiamoci. Consideriamo il nostro essere "blogger". A che cosa mirano i più puri e disinteressati di noi?
Sono certa di saperlo: è un retaggio del bisogno antico d' amicizia,  reso impossibile da ciò in cui abbiamo lasciato trasformare il mondo  e le nostre singole realtà (una bolla di vuoto in cui galleggiano infinite monadi infelici).
Vorremmo  esercitare il verbo sumphilosophein: svolgere insieme attività intellettuali che abbiano come scopo lo scambio di conoscenze, e la felicità consisterebbe nel praticare quest' attività in comune, con persone che poi tenderebbero a diventarci care.

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"... ciò per cui  [gli uomini] desiderano vivere è proprio ciò in cui vogliono passare il loro tempo con gli amici; per questo vi è chi beve insieme, altri giocano a dadi, altri fanno ginnastica in comune o vanno a caccia, o fanno insieme filosofia, e tutti passano la loro giornata facendo quella cosa che amano sopra ogni altra, tra tutte quelle che compongono una vita."

(Aristotele -Etica Nicomachea-IX)

2 commenti:

  1. Oso dire: reso "difficile" ma non "impossibile" tale bisogno antico di amicizia... mia massima aspirazione, qui, in sia pur minima parte "raggiunta".

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  2. Si, Luca, hai ragione. La ricerca difficile, ma non impossibile, di un bisogno innato, che pare essenziale quanto il respiro. Il piacere corrispondente è sofisticato, alto, elettivo. Ma si tratta di un' elettività sana e giusta, che evidenzia una virtù.
    Mi fa piacere sapere che sia una tua massima aspirazione: mi ci specchio.

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