lunedì 6 dicembre 2010

Simone Weil -2-: la pensatrice più affascinante del Novecento. Santa laica e rivoluzionaria. Una politica “poetica”. "La prima radice"

(segue dal post -1- pubblicato in data 3/12/2010 con le stesse etichette. Tra parentesi quadre, mie brevissime riflessioni estemporanee. Virgolettate le citazioni integrali del testo.)


Così Simone Weil tenta di motivare i primi 7  bisogni umani, gli obblighi ed i diritti che da essi derivano:


1* L’ Ordine

L’ Ordine è il primo bisogno dell’ anima, il più vicino al suo destino “eterno” e presuppone un tessuto di relazioni tali per cui nessuno debba essere costretto a violare obblighi rigorosi per adempierne altri.

Nell’ Universo un’ infinità di azioni meccaniche indipendenti contribuiscono a creare un ordine che, nel suo complesso, deve rimanere fisso. Nelle grandi opere d’ arte l’ insieme di fattori indipendenti, luce, colore, forma, concorrono alla formazione di un’ unica bellezza. Ciò che muove le azioni dell’ Uomo deve ordinarsi necessariamente per sedare un unico desiderio, uguale dalla culla alla tomba, che è bisogno del bene.

Per poterlo appagare, è necessario conoscere perfettamente anche gli altri. Il vero bisogno non è deviazione o vizio: l’ avaro brama continue ricchezze, ma  un uomo giusto a cui venga dato pane a volontà prima o poi sarà sazio.
Così per l’ Anima.

[ Simone Weil crea, in questo modo,  un' autentica gerarchia dei desideri. Affinché le sue proposte possano trovare un senso logico bisogna necessariamente accettare l' assunto che l' uomo "giusto" avverta come assolutamente imprescindibile il bisogno del Bene.]



2* La Libertà

E’ un nutrimento indispensabile e consiste nella possibilità reale di operare scelte.

Non è assolutamente un concetto semplice da misurare. Ha bisogno di regole facili, stabili e ragionevoli, comprensibili a qualsiasi cittadino dotato di media attenzione, e dette regole devono provenire da autorità che non siano considerate straniere o nemiche, ma sentite appartenenti alla propria comunità.
Devono essere poche e sufficientemente generali.

Le persone infantili o prive di volontà positiva non troveranno mai la libertà in nessuno Stato.
Le necessarie auto-limitazioni all’ agire del singolo che ha approvato ed incorporato in sé le regole non sono più “divieti” e non hanno bisogno, pertanto, di venire respinte.

“Allo stesso modo l’ abitudine, inculcata dall’ educazione, di non mangiare cose repellenti o pericolose, non è avvertita da un uomo normale come un limite ala sua libertà di alimentazione. Solo il bambino l’ avverte come limite.”

[Neppure questo bisogno è soddisfatto, ai giorni nostri, perché la possibilità reale di scelta è negata, pur nell’ esistenza -almeno teorica-  di regole comuni. Il disoccupato, ad esempio, non può in nessun caso scegliere nulla: il suo obbligo/diritto al lavoro gli è precluso a monte.]


3* L’Ubbidienza


L’ Ubbidienza è un bisogno vitale dell’ essere umano e può avere come riferimento regole prestabilite, Leggi, od altri esseri umani riconosciuti come capi. Assolutamente necessario, in ogni caso, è il consenso, che deve essere spontaneamente riconosciuto dalla collettività.

Chiunque sia privo dell’ attitudine all’ ubbidienza [è NECESSARIO comprendere che tale concetto è totalmente esule da quello di “servilismo”] è, in un certo senso, psicologicamente malato. Ogni collettività retta da un capo sovrano [non necessariamente una persona fisica, ma anche un’ Istituzione] che non debba rendere conto a nessuno, cade fra le mani di un malato.

[Chissà se le recenti pretese dei nostri dirigenti politici di non sottostare ad alcun altro Organo istituzionale e tacciare la Magistratura - per esempio- di  costituire un covo di cospiratori bolscevichi,  dice qualcosa, alla luce di quanto appena scritto].

“Quelli che sottomettono masse umane con la costrizione e la crudeltà le privano simultaneamente di due vitali nutrimenti: la libertà e l’ ubbidienza perché queste masse non sono più in grado di accordare il loro consenso interiore all’ autorità che subiscono. Quelli che favoriscono uno stato di cose dove l’ esca del guadagno sia il movente principale tolgono agli uomini l’ ubbidienza, perché il consenso, che ne è il principio, non è cosa che si possa vendere.”



4* La Responsabilità

Iniziativa e responsabilità sono necessari e forse pure indispensabili bisogni dell’ anima umana.

Per soddisfarli bisogna che un essere umano sia messo nelle condizioni di prendere spesso delle decisioni su questioni i cui interessi non lo riguardino personalmente, ma siano da lui avvertiti come impegni importanti.

Il disoccupato subisce la privazione di tutto questo, anche nel caso in cui riceva qualche aiuto economico dal sistema, ed il manovale non si trova in una condizione troppo migliore.

E’ necessario essere investiti da responsabilità, in modo continuativo, ed essere coinvolti nella conoscenza dell’ interità dell’ opera della collettività cui si appartiene, compresi quei settori in cui materialmente non si agisce, sapere con chiarezza il valore dell’ apporto che si dà.

“Ogni collettività, di qualsiasi specie essa sia, che non soddisfi queste esigenze dei suoi membri è guasta e dev’ essere trasformata.”



5* L’ Uguaglianza

Equivale al pubblico riconoscimento -riconoscimento anche generale ed effettivo- da parte dei costumi e delle istituzioni, che ad ogni essere umano è dovuta la stessa quantità di rispetto, perché il rispetto è dovuto all’ essere umano in quanto tale e non conosce gradi.

[ Tra le righe, c’ è una cosa dei Francesi che io amo: “Signore” (Monsieur, Madame) è il titolo che viene usato per esprimere il massimo rispetto nei confronti di una persona; in Italia ci ridicolizziamo con i nostri “Dottor”, “Avvocato”, “Ingegner”, "Professor" … dimostrandoci squallidamente inclini ad identificare il rispetto con il grado di lustro sociale che la professione o il titolo di studio comportano: abbiamo un carattere intrinsecamente venale e meschino.]

Le differenze tra gli uomini dovute alle diverse loro attività, indoli, attitudini, formazione e stato sociale non devono significare mai differenza nel grado del rispetto.

La forma più alta di uguaglianza è quella di uguaglianza nelle possibilità: ciascuno deve essere messo in grado di arrivare al livello sociale corrispondente alla funzione che è in grado di svolgere. Un uomo deve essere uguale a qualunque altro nella speranza.

“Nella medesima misura in cui è realmente possibile che il figlio di uno stalliere sia un giorno ministro dev’ essere realmente possibile che il figlio di un ministro sia un giorno stalliere”

[Bella lezione, nevvero, nella Repubblica del nepotismo, del clientelismo, delle logge, delle lobbies e delle caste!?]

“Facendo del danaro il movente unico, o quasi, di tutti gli atti, la misura unica, o quasi, di tutte le cose, abbiamo diffuso ovunque il veleno dell’ inuguaglianza.”

L’ inuguaglianza creata dal denaro può dirsi “mobile”, perché il denaro può essere guadagnato ma anche perduto, e non riguarda direttamente le persone, ma non per questo è meno pericolosa e reale.



6* La Gerarchia

Tra i bisogni dell’ anima esiste senz’ altro quello del riferimento a simboli. Ciò che un superiore deve simboleggiare sono valori che si collochino al di sopra di ogni uomo.

“Una vera gerarchia presuppone che i superiori abbiano coscienza di questa funzione simbolica e sappiano che essa è l’ unico oggetto legittimo della devozione dei loro subordinati”.

Non si venera una persona, perché ogni persona, come già detto, è degna dello stesso grado di rispetto, ma si soggiace ai valori simbolici che rappresenta.

“La vera gerarchia [la gerarchia “giusta”] ha per effetto di guidare ognuno a situarsi moralmente nel posto che occupa.”



7* L’ Onore

L’ Onore non va confuso con il rispetto, che –come più volte ripetuto-, spetta ad ogni uomo, in modo identico ed immutabile, ma riguarda l’ essere umano considerato nel suo ambiente sociale.

L’ Onore può essere soddisfatto se ogni membro della collettività può riconoscersi e farsi partecipe di una tradizione di grandezza racchiusa nel suo passato e pubblicamente riconosciuta.

Se la Francia del XV secolo fosse stata occupata dagli Inglesi, i primi avrebbero forse dimenticato Giovanna d’ Arco: l’ effetto dell’ oppressione, causa una carestia nel bisogno vitale d’ onore degli oppressi, un’ onta storica di cui vergognarsi, un desiderio di riscatto frustrato e frustante.

L’ estremo grado di privazione dell’ onore si ha quando venga negata qualsiasi considerazione ad alcune categorie sociali.

[Atroci e disumani sono, quindi, i pregiudizi del tempo attuale nei confronti degli immigrati, ad esempio.]

Creare “categorie” discriminanti tra i cittadini è un errore infamante per l’ umanità.

“Soltanto il delitto deve situare fuori dalla considerazione sociale chi lo ha commesso; mentre la punizione deve reintegrarvelo.”

In un prossimo post, elencherò i successivi.

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