giovedì 23 dicembre 2010

Escursus in qualche modo natalizio. Ricordo di Borges: un grande teologo ateo.

"Secondo Coleridge -aggiunge- Shakespeare non è un uomo, ma una variazione letteraria del Dio infinito di Spinoza. Ricorda che, per Hazllit, Shakespeare 'non era nulla, ma era stato tutto ciò che sono gli altri, o ciò che possono essere'. Altrove dirà che chiunque legga un verso di Shakespeare è, in quel momento, Shakespeare. Tutti siamo tutto, nessuno è qualcosa: "L' intuizione confusa di questa verità ha indotto gli uomini a immaginare che non essere sia più che essere qualcosa e che, in certo modo, sia essere tutto'.

Anche il Dio negato è tutto: è l' insondabile, infinito sogno che si sogna.
La sua inchiesta è assillante: In Discussione percorre Basilide, Valentino e le 'strambe e torbide' cosmogonie gnostiche nelle quali trova ammirevole l' idea 'della creazione come fatto casuale...'. 'Quale maggior gloria per un Dio che quella di essere prosciolto dal mondo?'  Compulsa Pascal che 'ci dicono, trovò Dio, ma la sua manifestazione di quella gioia è meno eloquente della sua manifestazione del sentimento della solitudine'. Il teologante, nell' epilogo ad Altre inquisizioni, avverte che egli semplicemente stima 'le idee religiose o filosofiche per il loro valore estetico o anche per quel che racchiudono di singolare e di meraviglioso' .  Ci ricorda più volte che la teologia non è che un ramo della letteratura fantastica. Sono Parmenide, Platone, Spinoza, Kant, Bradley gli ' insospettati e maggiori maestri' della letteratura fantastica: 'Infatti, che cosa sono mai i prodigi di Wells e di Poe -un fiore che arriva dal futuro, un morto sottoposto all' ipnosi- confrontati con la invenzione di Dio?'

E tuttavia continua a sfogliare la Bibbia e i Vangeli: lo affascinano la Genesi, la Cabala, le parabole, il Discorso della Montagna. Il suo 'goce estetico' si ribella davanti alla Santissima Trinità: 'Immaginata di colpo, la concezione di un Padre, di un figlio e di uno spettro, articolati in un solo organismo pare un caso di teratologia intellettuale...'

Ma il Dio che si incarna e che dalla sua Eternità ed Onnipresenza si concede alla vita degli uomini, gli detta una delle sue più straordinarie intuizioni poetiche: Giovanni,1,14 (in Elogio dell' ombra). Qui Dio, il suo Nessuno, ricorda con rimpianto la sua esperienza umana, il suo essere stato Cristo: 'Vissi stregato, prigioniero di un corpo/ e di un' umile anima/Conobbi la memoria,/che non è mai la medesima/...Ed appresi la veglia, il sonno, i sogni,/l' ignoranza, la carne,/i tardi labirinti della mente,/l' amicizia degli uomini, la misteriosa devozione dei cani...' 
Il Dio incarnato di Borges ha nostalgia dell' esperienza che lo portò sulla croce: 'Gli occhi miei videro quello che ignoravano:/la notte e le sue stelle/...il sapore del miele e della mela/... l' odore della pioggia in Galilea... Ricordo a volte e ho nostalgia,/l' odore di quella bottega di falegname'.

(da: Jorge Luis Borghes-Tutte le opere- Meridiani Mondadori Vol.primo-Introduzione Domenico Porzio)


BUONE FESTIVITA', con affetto vero, A COLORO CHE SPERO AMICI. Morena.

2 commenti:

  1. ho anche io quel libro di Borges dei meridiani, lo tengo accanto a Calvino:-)
    l'estratto che riporti è qualcosa che trasporta lontano, qualcosa di indefinibile che penetra la fibra della pelle, le maglie di una memoria che sfiorandoti...ti strega.
    'Vissi stregato, prigioniero di un corpo/ e di un' umile anima/Conobbi la memoria,/che non è mai la medesima/...Ed appresi la veglia, il sonno, i sogni,/l' ignoranza, la carne,/i tardi labirinti della mente,/l' amicizia degli uomini, la misteriosa devozione dei cani...'

    un abbraccio affettuoso
    carla

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  2. Sai, Carla, una delle troppe cose che mi procurano angoscia è la costante verifica dell' inconoscibilità dell' altro, verso cui io incessantemente tendo da che ho memoria, con moto naturale e spontaneo, ma perennemente frustrato. Ecco che non resta che il rifugio nella trascendenza e verso quei "tardi labirinti della mente", una volta che ti ritrovi a contemplare,tra le tue stesse mani, come fossero grani di un rosario, le testimonianze di tutti i tentativi falliti. Ed in quella galassia di trascendenza -unico ricovero per quest' anima stanca e disillusa, ma spaventosamente vitale- sta la sola possibilità di salvezza e la speranza di un riscatto.
    Con identico affetto. Morena

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