venerdì 8 ottobre 2010

Ritratto intimo di un genio

Amava fare la parte del solitario. Aveva una risata che, pur risultando contagiosa, talvolta urtava ed infastidiva, ricordando essa il latrato di una foca. Amava stare in compagnia, suonando il violino e cantando, bevendo caffé forte e fumando sigari, ma, nonostante questo, pareva che comunque una specie di barriera non visibile ma intuibile lo separasse dagli altri, compresi i famigliari e le amicizie intime.

Non sopportava alcun tipo di costrizione, ma amava esercitare la comunanza con coloro che gli erano intellettualmente vicini e coltivò alcune importanti amicizie per l' intera vita.

Era cordiale con tutti, gentile con le persone di ogni classe sociale ed età, positivamente disponibile verso l' umanità intera.

Non sopportava, però, l' imposizione di alcun pesante fardello emotivo. Ebbe, per questa sua "intolleranza", una vita sentimentale piuttosto turbolenta, spesso dolorosa.

"Sono davvero un 'viaggiatore solitario', non mi sono mai dato con tutto il cuore né al paese che mi ha visto nascere, né alla casa, né ai miei amici e neppure ai congiunti più prossimi; verso tutti questi legami mai mi è avvenuto di perdere un certo senso di distacco e un bisogno di solitudine"

Era una naturale espressione di una certa forma di necessaria impermeabilizzazione degli aspetti umani del suo mondo, una commistione di freddezza e calore. "Il mio ardente senso di giustizia e di responsabilità sociale si è sempre trovato a contrastare singolarmente con il mio scarso bisogno di contatti diretti con gli altri esseri umani e con la società". Disse di lui il suo collaboratore Leopold Infeld: " ... La sua estrema gentilezza e il suo pudore sono totalmente impersonali e sembrano provenire da un altro pianeta."



***




Si chiamava Albert Einstein.
Forse, per il geniale fisico, il "distacco" era necessario per dar modo ai suoi pensieri di svilupparsi in totale autonomia, oppure -forse-, era affetto da una qualche impossibilità ad esercitare compiutamente l' empatia, e quindi anche -forse- un eventuale sedicente eccesso di sensibilità, in lui, gli avrebbe provocato, empatizzando, un dolore eccessivo, che temeva di non saper sostenere.

Degli uomini continuano a piacermi più le fragilità che le glorie.

2 commenti:

  1. Ciao Morena

    sono Dino, il feroce Saladino.
    Seguendo la tua traccia, sono arrivato a questo blog che è tanto ricco quanto poco frequentato.
    Appena posso prometto di leggere qualcosa di tuo.

    Mi dispiace che tu sia depressa malinconica.
    Munch non ti aiuta e anche crogiolarti nella malinconia.

    Perché non ci incontriamo, dal vivo?
    Rideremo (o piangeremo) assieme.

    Dino

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  2. Ciao Dino, benvenuto.
    Guarda che alla mia malinconia io ci tengo: ne vado anche un pochino fiera,non me ne vergogno.
    D' altronde non puoi chiedere ad una natura d' essere ciò che non è.
    Il blog è giovane... non amo la folla e preferisco la discrezione. E' cominciata la stagione teatrale Veneziana?

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