martedì 14 settembre 2010

"Parlo, dunque mi estinguo."



Secondo le più recenti ipotesi antropologiche risulta praticamente certo che la specie umana si estinguerà entro breve, brevissimo tempo, perché essa può essere considerata un' anomalia evolutiva (un incidente di percorso, insomma, fugace ed abbastanza irrilevante nell' immensa logica universale), che, in quanto tale, è  apparsa, si è sviluppata con rapidità eccessiva (200 mila anni non sono nulla) ed in modo difforme ( perché altamente invasivo) da qualsiasi altra specie vivente  e perciò sviluppa, nella sua storia naturale e necessariamente, quel "circuito a retroazione positiva" che Lorenz osservava in ogni evento evolutivo simile e che implica generalmente una altrettanto rapida estinzione.

Mi sovviene che se c'è una cosa di cui si scrive e scrive o si sceneggia, ultimamente, con un certo qual istinto tra il profetico ed il vittimistico -e comunque frutto di sotterranea ma palpabile paura- è proprio di una qualche forma di "Har Megido" polveroso e gelido in cui qualche sparuto cencioso umano sopravvissuto ed un eroicamente ancor fedele cane macilento, trascinano i loro miserabili passi sopra un desertico e venefico suolo devastato dall' ultimo episodio nucleare...'

La teoria, però, davvero estremamente affascinante, pone il linguaggio come elemento connivente/motivante del nostro apocalittico destino.
Lo dicono Antonino Pennisi ed Alessandra Falzone, nel loro  «Il prezzo del linguaggio. Evoluzione ed estinzione nelle scienze cognitive», il Mulino, Bologna.

"Il linguaggio è, in altre parole, la specie-specificità dell'uomo e, secondo gli autori, nasce casualmente da un fenomeno evolutivo di exaptation (la cooptazione funzionale di Stephen Jay Gould), ovvero dalla creazione di funzioni nuove in strutture evolutivamente obsolete. In questo caso la condizione fisiologica di abbassamento della laringe – che in altre specie animali, come nel maschio del cervo di Ficht, serve a produrre suoni gravi per sedurre la compagna – ha creato le condizioni ottimali per l'articolazione linguistica. La ricostruzione dell'evoluzione delle abilità cognitivo-linguistiche a questo punto non è separata da una critica al modello cognitivo più diffuso, che propone di studiare il cervello e le sue varie funzioni come fossero scorporati dall'organismo e dalla sua storia biologica ed evolutiva.

Al contrario, la nascita del linguaggio ha costituito un passaggio di non ritorno, perché esso ha influenzato tutte le abilità cognitive dell'essere umano, è diventato esso stesso abilità cognitiva per eccellenza, caratterizzando in questo modo sia la capacità rappresentazionale del mondo da parte dei soggetti, sia la capacità di trasmettere a livello collettivo le visioni del mondo. All'area di Broca, cui un tempo si attribuivano funzioni relative alla mera sintassi verbale, deve essere riconosciuto un ruolo principe nel funzionamento di un network cognitivo complesso atto a generare conoscenze coinvolgendo varie strutture (BA 47, BC 6, corteccia temporale sinistra e corteccia prefrontale dorsolaterale)."

Insomma, non c'è soluzione di continuità tra evoluzione, biologia, tecnologia, cultura. Non c'è dualismo che regga - questa la tesi dei due autori, - non c'è separazione tra natura e cultura. L'evoluzione ha creato i presupposti biologici per la nascita del linguaggio: esso è diventato linguaggio tecnologico e ha generato l'evoluzione culturale del genere umano. La presenza del linguaggio spiegherebbe un'iperadattività così straordinaria, capace di annullare con la tecnologia tutti gli ostacoli alla propria diffusione sul pianeta e minimizzare le condizioni che ne impediscono la procreazione."

Ho letto la recensione del libro nel domenicale de "Il Sole-24 Ore" a cura di Armando Massarenti, da cui sono tratte le citazioni sopra e me ne sono, in un certo qual contorto  modo -e ne ho piena consapevolezza- "deliziata", perché se c' è qualcosa che, da un po' di tempo a questa parte mi dà malessere autentico nell' intrattenimento di rapporti umani -diretti od indiretti-, è esattamente il modo d' uso, l' abuso, la strumentalizzazione, l' ambiguità, e poi anche  gli annessi, i connessi, le induzioni, le deduzioni, i sottaciuti ed ogni altro orpello ed inganno del linguaggio.
Il fatto che esso ci abbia consentito di affinare le nostre potenzialità cognitive al punto tale di permetterci la completa sovranità sulle altre specie viventi e più genericamente sulla natura, appare ora costituire anche il classico boomerang dagli effetti di ritorno distruttivi (estinzione per accelerato adempimento del percorso evolutivo destinato a sfuggirci completamente dal controllo), nonché dell' altro ancora...
Il linguaggio, che nasce da un imput biologico per consentire ulteriore progresso biologico,  contiene, come casuale potenzialità collaterale, anche la possibilità di esternare Pensiero puro.

Allora azzardo ipotesi, facendo esattamente io stessa ciò che più sotto minimizzerò e renderò ridicolo, anche perché è esattamente così che mi vedo e sento: minima ed un po' patetica (chiedo scusa per la divagazione troppo personale).
Filosofia,Teologia, Poesia, Letteratura: pensiero ozioso e sfaccendato, fantasia, gioco della mente, arzigògolo, cavillo.
Sono, queste, biologicamente inutili (ginnastica mentale per il cervello, organo neuroplastico da stimolare per evitarne l' avizzimento? No, invece: il cervello lavora di più quand' è a riposo, pare ...) , e non è chiaro se si tratti di errore evolutivo o semplice spuria dell' umano processo vitale, perché, se così non fosse, dovrebbero almeno ottemperare ad un qualche fine a- narcisistico (che continuo a non riuscire a vedere anche se ciò potrebbe benissimo essere dipendente da un mio personale limite).
Ciò che è certo è che tali espressioni culturali non hanno prodotto alcun cambiamento sostanziale nell' Homo Sapiens (praticamente uguale a sé stesso dalla sua comparsa fino ad oggi), ma gli hanno fornito il piacere.
Il piacere di coltivare velleità, di alimentare l' auto-stima, di esagerarsi l' oggettiva importanza, di deificarsi esorcizzando la morte.







2 commenti:

  1. qual è il suono di una mano sola? Lo puoi capire praticando qi gong o tai ci chuan.

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  2. Questo è autentico Koan zen. Chissà che non mi avvicini al satori... Ciao Giorgio

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